In una situazione critica la nostra mente reagisce con schemi automatici. E’ programmata proprio così. Per andare in modalità automatica, un comportamento (ma anche un modo di pensare) necessita di ripetitività e rinforzo.
Il problema è che non sempre gli automatismi conducono a reazioni efficaci e soprattutto che, in quanto tali, non consentono al nostro cervello di elaborare risposte creative che potrebbero rivelarsi più fruttuose.
Prendiamo un esempio a caso, tra le situazioni che maggiormente mi capita di sostenere.
– Luca ha perso il lavoro: è la quarta volta in due anni. Ha una famiglia sulle spalle e dei genitori in vita molto giudicanti. Fin da piccolo si è abituato ad essere forte e a nascondere le sue paure perché quando piangeva veniva rimproverato di lamentarsi fuori luogo e invitato a non dare fastidio. Negli anni ha rinforzato dentro di sé il pensiero che non deve mostrarsi mai debole, altrimenti perderà l’affetto e la stima di chi ama.
Se nel suo modo di relazionarsi in ambito lavorativo c’è un intoppo non lo scoprirà mai perché non chiede aiuto e non si confronta. Probabilmente continuerà a collezionare fallimenti e la sua autostima continuerà a indebolirsi.
– Luca è stato lasciato per l’ennesima volta dalla sua compagna: è la quinta relazione che fallisce. E’ cresciuto in una famiglia in cui si ritiene che il mondo sia ingiusto e che “gli altri non capiscono quasi mai”. Nella vita ha rinforzato la sua posizione esistenziale di “vittima”. Forse a volte lo è anche stato, ma il punto è che se non osserverà mai in modo creativo ciò che può generare lui nella sua compagna, con il suo atteggiamento, con i suoi pensieri, con le sue convinzioni, probabilmente sarà destinato a rimanere solo.
In tutta la nostra esistenza, senza rendercene conto, accumuliamo un reiterarsi di atteggiamenti sterili solo perché automatici.
Che fare?
Un primo passo è quello di ricordarsi di spezzare l’automatismo. Andare controcorrente, fare qualcosa di diverso, di nuovo!
Un’altra buona fonte di ispirazione può venire dall’osservazione imparziale di un buon amico: chiedere a chi ci circonda “che cosa pensi di me?” chiedendo di essere trasparenti e veri, può aiutare a vedere lati di noi che possono essere variati in una direzione più funzionale. Per quanto una “critica” faccia sempre male, meglio che arrivi su richiesta e da parte di un amico, piuttosto che sotto forma di abbandono/perdita inconsapevole!
Continuando, un grande trucco è quello di non pensare mai di essere l’unica vittima: qualsiasi guerra necessita di due antagonisti. Mai prendersi tutta la ragione e mai prendersi tutta la colpa. Cercare sempre la propria percentuale di responsabilità nell’evento: anche se minima, è l’unica percentuale sulla quale abbiamo potere di cambiamento!
Ricordare che sempre c’è la possibilità di migliorare la propria condizione, ci aiuta a cercare aiuto e a non fermarci mai finché non lo si è trovato. La cosa più importante è non darsi mai per vinti, e pensare che nessuno può farcela da solo: avremo sempre bisogno di una mano nei momenti più difficili e questo non è sintomo di debolezza, ma anzi di grande coraggio e di grande amore per se stessi.
Pensa creativo!