Il terapeuta? Come il filo d’Arianna!

filo-darianna

Il filo d’Arianna: come uscire dal labirinto del proprio caos.

“Sei incastrato nei meandri del labirinto circondato dai tuoi mostri personali. Il buio ti pietrifica, ti manca l’aria, il cuore accellera senza tregua, ti senti spacciato. Ti guardi intorno nel tentativo di trovare una via d’uscita ma in preda all’angoscia ti perdi sempre di più. Ci vorrebbe una luce. Ci vorrebbe un sentiero già tracciato, un filo da seguire. Ecco che cosa potrebbe spiegare bene “a che cosa serve” uno psicoterapeuta.

Lo scopo di questo articolo è quello di provare a sfatare qualche falso mito, scalfire qualche pregiudizio, ma soprattutto incoraggiare chiunque a ricercare il proprio benessere. Perché siamo nati per gioire, nonostante spesso ci abbiano insegnato diversamente e la ricerca della propria felicità è l’unico dovere a cui dobbiamo rispondere. Perché accettare è molto diverso da rinunciare. Il mio consiglio spassionato è quello di cercare senza tregua le risposte che ci servono, l’aiuto che ci permette di cambiare le cose, ricordando che sempre (o molto spesso) è possibile cambiare le cose e indirizzare la vita dove desideriamo.

Andiamo per gradi e seguiamo il filo di ipotetiche domande.

Quando andare da uno Psicologo o Psicoterapeuta?

Cercare un “orecchio amico” (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) per il proprio disagio è una decisione lenta dato che non si tratta di qualcosa di familiare né di naturale. Spesso si rimanda per mesi o addirittura anni e, il più delle volte si valuta questa possibilità solo quando ormai il convivere con i propri problemi ha iniziato a compromettere in modo significativo la propria esistenza e il sostegno dei familiari e degli amici non riesce più ad alleviare il proprio malessere.
Prendersi cura della propria salute psicologica è parte integrante del prendersi cura della salute fisica: un corpo sano non può esistere se accompagnato da una mente nel caos perché le scelte non saranno sempre funzionali. Superare propri ed altrui pregiudizi, stereotipi sociali, convinzioni errate, vissuti di vergogna, è il primo vero regalo che possiamo fare a noi stessi.

Come capire se si ha bisogno dello psicologo?

Andare dallo Psicologo non implica essere, “matti”, bensì prendersi cura del proprio disagio al quale, in un determinato periodo della propria vita, non si riesce a far fronte, decidendo così di rivolgersi allo specialista competente in materia per attivare un processo di cura e di guarigione.
Propongo una lista “simbolica” di circostanze “tipo” in cui, generalmente, ci si rivolge ad uno psicologo o psicoterapeuta:

  • per trovare/ritrovare una serenità, un equilibrio interiore.
  • per favorire una crescita personale.
  • per delle esigenze di comprensione e/o di orientamento.
  • per raggiungere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e delle proprie sfere vitali (familiare, sentimentale, sociale, lavorativa, scolastica).
  • per una crisi temporanea.

topo-labirinto

  • per risolvere dinamiche e difficoltà affettive, sociali, familiari, relazionali, scolastiche, lavorative,
  • per uscire da situazioni di stallo e/o blocco.
  • quando i sintomi ( ansia, depressione, stress…) aumentano progressivamente di intensità e frequenza, persistendo troppo a lungo nel tempo e incidendo negativamente nella propria vita.
  • in caso di lutti ed eventi traumatici.
  • per liberarsi da impulsi, pensieri, paure, difficoltà, idee e sentimenti negativi (tristezza, idee fataliste sul futuro, paure irrazionali).
  • quando notiamo alterazioni del comportamento (ad esempio sbalzi dell’umore, alterazioni nella nostra condotta che generano problemi o isolamento ingiustificato).
  • quando un problema psicologico tende ad aumentare di intensità e frequenza, invadendo in modo disfunzionale tutte le varie sfere vitali.
  • per rimodulare e migliorare il proprio carattere e la propria personalità.
  • per uscire gradualmente da abusi e dipendenze (relazionali, droghe, alcool, tabacco, cibo, sesso).
  • ….per scoprire che non era poi così impossibile imparare ad essere felice!

Come fa lo psicologo ad essere d’aiuto?

  • Crea uno spazio diverso da quelli soliti della vita quotidiana, in cui confidarsi e confrontarsi ritrovando punti di riferimento e risposte,
  • Accompagna la persona nel suo disagio interno fino alla sua attenuazione e/o scomparsa.
  • Aiutando a comprendere, riattivare e rinsaldare le proprie energie e capacità, soluzioni e motivazioni interne, permettendo in tal modo il superamento di blocchi ed ostacoli psichici,
  • Fornendo le necessarie informazioni in merito al problema.

Premesso che l’intervento psicologico o psicoterapico si fondano sulla reciproca collaborazione attiva di professionista e cliente, su un “contratto di lavoro” con precisi obiettivi e su una specifica relazione di fiducia reciproca, empatica, disponibile e accogliente, solo in itinere è possibile fare una valutazione dell’efficacia del percorso.

Quali sono gli elementi da poter valutare?

  • la qualità della relazione. Ci si deve sentire a proprio agio nel raccontarsi, nell’esprimere il proprio disagio e i propri pensieri, sentire di potersi affidare;
  • il tempo: una terapia “rapida” o “lunga” non sono necessariamente garanzia di efficacia e di raggiungimento del proprio benessere. Ciò che, invece, è consigliabile è partire da un’attenta analisi del bisogno e formulazione di piccoli obiettivi raggiungibili e realistici all’interno di un arco temporale definito e concordato insieme. Raggiunto quel momento fare “il punto della situazione” in modo onesto e condiviso, eventualmente rivalutando un ulteriore periodo di approfondimento, analisi, elaborazione a seconda delle esigenze attuali; sentirsi parte integrante del progetto che riguarda la propria vita;
  • il termine del percorso: la persona che chiede aiuto deve sempre sentirsi libera di concluderlo quando vuole. A prescindere dagli obiettivi concordati insieme, non sarà mai il terapeuta a stabilire il termine; è suo compito aiutare a vedere dove il percorso si ferma, cosa si è risolto e cosa si lascia in sospeso, ma la bandierina “Fine” la metterà sempre la persona che ha richiesto aiuto, perché solo lei/lui sa quando e quanto si sente soddisfatto.

Come spiegare ai propri familiari la necessità di rivolgersi ad uno psicologo?

Fermo restando che non è un obbligo imprescindibile, quando il desiderio di essere trasparenti in famiglia è forte, la strada è quella della complicità. Condividere il desiderio di stare bene, di migliorare il proprio benessere e spiegare ai propri familiari che è importante il loro sostegno per poter affrontare il percorso serenamente, è sicuramente la strada giusta.

Spesso si è abitati dalla condizione di “perdere” una persona che va in terapia: “cambierà e non mi vorrà più bene come prima”, “scoprirà dei difetti nel nostro rapporto e poi come farò?”… Questi e tanti altri quesiti abitano le persone che stanno fuori dal labirinto e non viaggiano con noi.

Accogliere le loro paure e difendere il proprio spazio scelto è ciò che suggerisco.

Cosa lo Psicoterapeuta NON è: 

  • Non è un mago: non ha la palla di cristallo e non conosce nessuna verità nascosta.
  • Non è un dispensatore di consigli: solo tu sai cosa è veramente bene per te! Il terapeuta ha solo il compito di aiutarti a scoprirlo.
  • Non è una mamma e non si sostituisce nelle decisioni.

filo-darianna-articolo

…afferra il tuo filo ed esci dal labirinto!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *