come scegliere uno psicoterapeuta?
Questa è una domanda a me molto cara. Ne ho parlato anche nel video che hai appena visto.
Dal mio punto di vista la scelta dovrebbe essere basata sulla sensazione percepita al primo incontro: se mi sono sentito/ad accolto/a, se sento possibile l’affidarmi, se avverto una sensazione di “tenuta”, come una specie di palo a cui potermi appoggiare. La ricerca in rete, la possibilità di conoscere anticipatamente la formazione di un professionista, il tentativo di capire se un modello formativo di riferimento sia più o meno adatto a me…, sono tutte illusioni di controllo.
L’unico dato veramente utile è la possibilità di accertarsi che il professionista sia iscritto all’Albo degli Psicologi-Psicoterapeuti (il mio numero è 4920) e poi affidarsi al proprio istinto attraverso un primo incontro.
Fondamentale: una persona che possa aiutarti c’è!
che cos'è la psicoterapia?
Il primo dato su cui fare chiarezza è che lo Psicoterapeuta non prescrive farmaci (non è uno Psichiatra). La psicoterapia è l’intervento indicato per la cura e il trattamento della sofferenza della psiche, sia essa di natura mentale, emotiva o comportamentale. Questo non significa che per decidere di intraprendere una psicoterapia si debba necessariamente manifestare una “patologia” psichica.
L’obiettivo di una psicoterapia è la cura e il cambiamento di modalità emotive, cognitive, relazionali e comportamentali che danno origine a una sofferenza più o meno intensa, compromettendo il perseguimento degli obiettivi importanti per il soggetto.
Trovo spesso sostegno nelle metafore: ve ne propongo un paio.
Psicoterapia come la cura del volto allo specchio: immaginate di prepararvi per la giornata. Andate davanti allo specchio e potete vedere se avete necessità di radervi meglio, oppure se può essere utile usare le pinzette per aggiustare le sopracciglia (a seconda del genere e delle vostre abitudini estetiche); ancora: potete decidere se truccarvi e se avete necessità di aggiustare il colore delle occhiaie. Ancora più importante sarebbe l’ausilio dello specchio per vedere, ad esempio, che cosa sia il dolore che avvertite nell’occhio.
In questa metafora lo psicoterapeuta è lo specchio nel quale si possono leggere tutte quelle caratteristiche del proprio volto che diversamente non potrei conoscere né trattare.
Psicoterapia come allentamento di un elastico: immaginate di essere uno di quegli elastici doppi, di quelli verdi che si utilizzano per tenere chiusi i fascicoli di carta negli studi legali. All’utilizzo iniziale l’elastico risulterà durissimo e appena si libererà del fascicolo, tornerà ad assumere il suo diametro iniziale.
Nel tempo, nell’utilizzo continuo, l’elastico tende ad allentarsi e quando si libera dal fascicolo non ritorna più al diametro originario.
In questa seconda metafora lo psicoterapeuta è colui che allarga costantemente l’elastico aiutandolo ad abbandonare la forma iniziale.
Partendo dall’assunto che la forma rigida iniziale sia un carattere costituito in modalità non sempre funzionali, la possibilità di “cambiare forma” e di non ritornare a quella originaria, è il risultato della cura.
cosa succede in psicoterapia?
Spesso ci si può aspettare di ricevere consigli: questo NON è ciò che troverete.
Nessuno può sapere veramente che cosa serve ad una persona per essere felice, per stare bene, per sentirsi in equilibrio.
Solo lei lo sa.
Forse arriva in uno stato confusionale, perché alcuni meccanismi disfunzionali non le permettono più di accedere alla sua “parte saggia”.
Certo è che uno psicoterapeuta al massimo può avere delle ipotesi sul percorso da proporre, ma la direzione e il lavoro rimangono sempre nelle mani della persona che chiede aiuto. Uno psicoterapeuta illumina il cammino, fornisce buone domande che possano mettere in luce i processi di pensiero distorti, accompagna amorevolmente e soprattutto senza giudizio, alla scoperta di tutti (o alcuni) lati sconosciuti di Sé che rendono il proprio vissuto non fluido.
È una guida verso la consapevolezza del proprio funzionamento.
Una volta raggiunta la consapevolezza, potrà iniziare (se lo si desidera) il processo di cambiamento di tutto ciò che si è scoperto disfunzionale.
Qui può essere utile l’ultima metafora:
Psicoterapia come il filo d’Arianna: un filo a cui potersi legare per addentrarsi nelle proprie grotte angosciose a incontrare i propri mostri e da poter tirare appena si sente di voler riemergere.
Una sorta di mano che mi tiene saldamente mentre mi avventuro in qualcosa che mi fa paura.