Lo sai che puoi dire “no” alle carezze negative?

 

(per una splendida introduzione all’argomento puoi andare a questo link: http://www.claudesteiner.com/fuzzyit.htm

 

carezza-negativa

Tutti gli esseri umani hanno bisogno di riconoscimenti. Nella teoria dell’Analisi Transazionale, qualsiasi gesto  che soddisfa questo bisogno innato viene definita carezza.

Quanti tipi di carezze esistono , come tendiamo a soddisfare il nostro bisogno di stimoli?

Esistono vari tipi di carezze:

– Verbali o Non verbali. Le carezze verbali vanno dal semplice “Ciao!” a una conversazione completa: includono tutti quei segni di riconoscimento che le persone possono darsi attraverso le parole.

Oggi la carezza più ricercata è il like nei social che veicola la profonda sensazione di riconoscimento del gruppo “amici”.

Le carezze non verbali sono dei segnali che non richiedono le parole, come i sorrisi, gli abbracci, o anche i maltrattamenti fisici: l’argomento diventa meno intuitivo nell’andare a scoprire la prossima tipologia di carezze.

– Positive o Negative. Mentre le carezze positive vengono vissute da chi le riceve come dei gesti piacevoli, quelle negative sono invece spiacevoli (ad esempio, l’insulto di cui sopra). Nonostante l’effetto che le carezze negative hanno su chi le riceve, le persone non cercano sempre quelle positive evitando le negative, poiché qualsiasi tipo di carezza è meglio di nessuna carezza, purché venga soddisfatto il proprio bisogno di stimoli. Nel mondo del gossip spesso si sentono dichiarazioni del tipo “che parlino pure male, purché ne parlino!”

Può succedere che in momenti in cui da bambini avevamo bisogno di una carezza positiva, non l’abbiamo ricevuta e il nostro bisogno di riconoscimenti non sia stato soddisfatto; abbiamo allora trovato dei modi per ottenere altri segnali di riconoscimento, anche negativi e dolorosi, pur di non rimanere privi di carezze. Un esempio può essere rappresentato da un bambino che viene trascurato dai genitori poco presenti, e pur di esser “visto” attua comportamenti oppositivi o violenti, ricevendo punizioni anche severe. Questo bambino continuerà a comportarsi così, anche se in risposta ai suoi comportamenti avrà delle carezze dolorose, se questo sarà l’unico modo per ricevere le attenzioni dei genitori ed essere dunque riconosciuto da loro.

Cosa succede a questo bambino quando diventa adulto?

La maggior parte delle volte da adulti si tende a reiterare gli schemi infantili, perché sono diventati automatici e inconsci.

Steiner sottolineava come i bambini occidentali vengono allevati secondo una rigida Economia delle carezze, che segue cinque regole fondamentali:

  • non dare carezze;
  • non chiedere carezze quando ne hai bisogno o le desideri;
  • non accettare carezze anche se le desideri;
  • non respingere le carezze quando non le desideri, o anche se non ti piacciono;
  • non accarezzare te stesso.

Con queste regole i genitori insegnano ai bambini che le carezze sono in quantità limitata, con il vantaggio di accentrare su loro stessi una sorta di monopolio delle carezze.

I bambini hanno bisogno di carezze per crescere e ben presto imparano come ottenerle, e cioè comportandosi come mamma e papà vogliono. Inconsapevolmente gli adulti continuano a vivere secondo queste regole, ma il prezzo che pagano è quello di una vita parzialmente deprivata, con limitati scambi affettivi e un dispendio di energie alla ricerca di carezze ritenute erroneamente esigue. In tal modo il nostro bisogno di riconoscimento rischia perennemente di rimanere insoddisfatto.

E allora che fare?

Innanzitutto, per imparare a scambiarci carezze in maniera autentica e appagante, occorre concederci il permesso di violare queste regole implicite. Gli Analisti Transazionali Wollams & Brown hanno elaborato dei suggerimenti preziosi e stimolanti:

Dare carezze è OK. Raramente si vizia qualcuno dandogli troppe carezze positive. Per i primi 18 mesi di vita, o giù di lì, si possono liberamente dare carezze positive ai propri bambini che le assorbiranno e diventeranno felici, ottimisti e avranno un corpo sciolto e sano; e questo sarà un piacevole aiuto per il resto della loro vita. Le carezze positive sono anche ben accette e desiderate anche da bambini più grandi: solo l’eccesso rallenta la crescita. Carezze positive date da amici, innamorati, dipendenti di lavoro e altri avranno come risultato un senso di benessere e piacevoli rapporti reciproci. Se si è aperti a queste carezze, vi sarà una tendenza a ottenere in cambio una quantità uguale a quella data. Molte persone desiderano dare carezze solo dopo averle ricevute dagli altri. Dando per primi si ottengono migliori risultati.

Anche ricevere carezze è OK. Ce le meritiamo! Non si deve fare i difficili. Osservate come i neonati o i bambini piccoli non si preoccupano se la carezza è di prim’ordine o superlativa. Prosperano con qualsiasi cosa sia positiva e non si preoccupano neppure di dire grazie, ma solo di assorbire lentamente la carezza e di sentirsi bene. Quando dicono grazie, è segno che hanno ricevuto la carezza e non che volevano compiacere qualcuno. Gli adulti ben educati, che non sanno che è OK ricevere carezze positive, dicono velocemente grazie e si scrollano via la carezza o si irrigidiscono domandandosi cosa devono fare per restituire il favore. Una carezza data liberamente non obbliga a nessuna risposta. Se fa bene, prenditela, godila, senza cercare complicazioni!

  • Chiedere carezze.

E’ OK anche chiedere carezze, e quelle che si ottengono domandandole hanno la stessa importanza di quelle date spontaneamente. Non dobbiamo aspettarci che la gente ci legga nel pensiero quello che desideriamo. Il neonato piange per ottenere il tipo di attenzioni che vuole e ne gioisce quando le ottiene. Questo sistema di chiedere direttamente ciò che si vuole aumenta al massimo le possibilità di ottenerlo, ed è un buon sistema per ogni età.

  • Rifiutare di dare carezze.

Non si è obbligati a dare agli altri quello che vogliono. Quando si dà mentre in realtà non si ha voglia di farlo, non se ne ricava nessuna gioia e neppure l’altra persona si sentirà bene. Purtroppo quelli che danno carezze, sia quando desiderano che quando non lo desiderano, presumono che gli altri si comportino allo stesso modo, e così svalutano la maggior parte delle carezze che ricevono. Dai solo quello che desideri dare e aiuta a stabilire una onesta gestione delle carezze.

  • Rifiutare di ricevere carezze negative.

Quando qualcuno ci tratta male è possibile “metterlo a posto”. Sentire la ferita di una carezza negativa può a volte condurre in automatico a pensare che ce la meritavamo o che non è possibile fare nulla per evitare di accoglierla.

Non è così!

Abbiamo il potere di mettere un freno anche alle carezze negative, dandoci il permesso di mettere un limite e sottolinearlo, attivando la protezione affettiva dall’interno di noi stessi.

 

 

Per saperne di più:

Eric Berne, “A che gioco giochiamo”, Bompiani, Milano, 1967.

Eric Berne, “Ciao!… E poi?”, Bompiani, Milano, 1979.

Steiner, C., “The Stroke economy”, in Transactional Analysis Journal, 1, 3, (luglio 1971).

Wollams, M. & Brown, S. (1978). “Analisi Transazionale”. Trad It.: Assisi: Cittadella, 1985.

 

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