“Puoi avere idee brillanti, ma se non riesci a farle capire non ti porteranno da nessuna parte” Lee Iacocca
La parola “Natale” produce frequentemente due grandi reazioni: grande entusiasmo, angoscia e desiderio di fuga.
Perché?
Non credo abbia molto a che fare con l’amore/repulsione per le luci intermittenti, i regali promossi dal consumismo spinto, l’aderenza stretta alla forma religiosa.
Ritengo abbia molto più a che fare con le dinamiche familiari che si attivano in tutta la loro irruenza come mai nel resto dell’anno.
Perché magari non viviamo più sotto lo stesso tetto da un po’ di tempo, abbiamo “fuso” famiglie con tradizioni e origini molto diverse, … ma soprattutto perché è il giorno “dell’amore incondizionato” dove ognuno ritorna bambino e rimette in gioco le vecchie ferite, con il desiderio unico di riscattare l’amore che ritiene di non aver avuto.
Desidero partire da un breve racconto personale. (perché poi mettermi in gioco in prima persona, mi sembra sempre molto onesto)
“Natale di diversi anni fa (quasi un’epoca preistorica). Arrivo alla casa della famiglia d’origine piena d’entusiasmo (adoro le luminarie e la neve) proiettandomi subito nella collaborazione in cucina. Il fermento regna sovrano e mia madre
(la mitica nonna Abelarda, per chi ha il privilegio di ricordare il personaggio dei fumetti) come al solito dirige l’orchestra. Nel finire di completare l’apparecchiatura con le cose basilari, mi accorgo che non c’è acqua gassata. Chiedo al “boss” se ce ne fosse in casa e mi viene risposto di no.
La furia del Pelìde Achille inizia a fomentare tra un colpo di mestolo e una versata d’olio, finché il fuoco divampa con le peggiori ingiurie nei miei confronti che, non solo desideravo qualcosa che non era presente in casa, ma avevo osato tentare di recuperarla tramite qualche commensale in arrivo (avevo fatto un paio di telefonate ai nipoti in cammino). Vi risparmio i dettagli contenutistici, vi basti intendere che in 3 minuti ero stata degradata a indegna di compagnia affettiva nella totalità della mia vita, presente e futura.
Diversamente dal solito (il mio percorso personale di psicoterapia aveva già costruito strumenti validi) non parto al contrattacco, bensì mi apro alla curiosità e allo studio di questa donna bizzarra che, oltre ad essere mia madre, incarnava il vessillo della battaglia all’acqua gassata come se questa fosse il sangue di Satana.
Vengo colta da un’improvvisa intuizione: “vuoi vedere che ci è rimasta male perché si è dimenticata che amo l’acqua gassata?!” Da questa intuizione, scaturisce un gesto che si rivelò RIVOLUZIONARIO!
Mi avvicino, abbraccio la donna vessillo e le dico:
“Mamma ti voglio bene, non ti devi preoccupare di esserti dimenticata dell’acqua gassata per me. E’ normale, siamo tanti e ci vediamo poco. Non c’è problema: se me la portano bene, sennò sono felice comunque!”
Nonna Abelarda scoppia in lacrime e mi chiede scusa di essere stata sgarbata, aggiungendo che la motivazione era proprio quella di essersi sentita in difetto!!!
Non pensiate ora che la magia mi sia riuscita sempre da li in avanti, ma certo è che l’episodio ha cambiato il corso del Natale che poteva subito prendere una piega più che tossica!
in virtù della mia esperienza felice, sono qui a proporvi delle piccole “strategie” per tutelare il vostro Natale e, anche quello dei vostri cari.
COMUNICARE SIGNIFICA INTERPRETARE
- Ricorda: se parli con un’altra persona stai traducendo i tuoi pensieri in parole per mandare un messaggio all’altro. Lei a sua volta sentirà il tuo messaggio e lo interpreterà.
- È inevitabile che in una conversazione alcune cose vengano fraintese o neanche sentite. Magari l’altro era distratto, c’era del rumore o stava pensando a cosa dire dopo.
- Ogni persona filtrerà ciò che sente in base alle sue aspettative e al suo umore.
La cosa più importante nella comunicazione è sentire quello che non viene detto: siamo molto meno bravi di quanto pensiamo a capire quando gli altri mentono. Quindi una buona dritta è di diffidare delle proprie interpretazioni.
Un modo per esercitarti a decifrare la comunicazione non verbale in maniera intelligente è tramite l’osservazione. In questi giorni che precedono la fatidica data temuta, prova a osservare le persone senza sentire quello che dicono, allenati partendo dall’ascolto e non parlando.
- ASSUMERE LA PROSPETTIVA DELL’INTERLOCUTORE (punto fondamentale!)
Non preoccuparti, assumere la prospettiva altrui non significa “dare ragione”. Significa riconoscere che se qualcuno reagisce in un certo modo, se ha quelle aspettative c’è un motivo che lo rende comprensibile. Capendolo crei un territorio comune da cui partire a dialogare.
E il gioco è fatto 😊
Buon Natale comunicativo a tutti